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La tutela della nostra privacy ai tempi dei social: ecco cosa dobbiamo sapere con l’entrata in vigore della GDPR

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privacygame.org, il sito per capire quanto ne sappiamo di privacy

Internet ha cambiato le nostre vite e i social network le hanno rivoluzionate! La tecnologia ormai è parte integrante della nostra vita: sempre connessi alla rete o ai social media, viviamo sempre più in una realtà virtuale dove postiamo e condividiamo informazioni, foto, commenti e molto altro ancora, di carattere anche intimo e personale, non pensando che tali informazioni possano essere viste, divulgate e riutilizzate da terze persone o società. Le recenti innovazioni tecnologiche hanno aperto numerose possibilità e opportunità, ma allo stesso tempo si sono creati anche nuovi pericoli e rischi per la sicurezza dei propri dati e delle proprie informazioni.

Il moltiplicarsi delle grandi banche dati, l’imporsi sul mercato dei colossi della rete e dei social media, la condivisione permanente delle vite online ha reso quindi necessario un adeguamento e aggiornamento anche normativo in tema di Privacy e tutela dei dati personali. Proprio per questo motivo, lo scorso 25 maggio, tante cose sono cambiate, grazie all’entrata in vigore del GDPR – General Data Protection Regulation – ovvero il nuovo regolamento adottato in tutti gli Stati membri dell’Unione Europea che tratta la protezione, il trattamento e la libera circolazione dei dati personali.

Certo è che, quando sentiamo parlare di Privacy o riceviamo l’ennesimo messaggio che spiega come cambia la “privacy policy” di questo o di quel servizio, la tentazione di accettare senza nemmeno leggere è tanta, ma ora più che mai è necessario fermarsi un attimo e capire meglio come possiamo difendere i nostri dati personali dagli abusi. La nuova normativa europea ci permette di controllare meglio l’uso dei nostri dati e ci da gli strumenti per opporci ai trattamenti non autorizzati o non più desiderati. Ma come fare? Possiamo impararlo nel modo più semplice e simpatico, giocando al serious game realizzato dall’associazione di consumatori francese UFCc-Que Choisir, www.privacygame.org e promosso in Italia a cura di CIE – Consumatori Italiani per l’Europa – l’Associazione membro di BEUC e composta dalle associazioni di consumatori Casa del Consumatore, Codici ed Aeci.

Ma cosa è cambiato in concreto nell’utilizzo dei social network più diffusi?

Facebook, ad esempio, ha dovuto dotarsi di nuove regole:

  • riconoscimento facciale: mentre prima il social network più famoso al mondo riconosceva in automatico quando postavamo una foto, le facce di chi c’era, ora, con le nuove impostazioni privacy, tale funzione è vietata per i minori di 18 anni e facoltativa per i maggiorenni;
  • limitazioni per i minorenni che ora hanno bisogno del consenso dei genitori per compiere azioni specifiche sul social, e limitazioni alle informazioni condivise come la città natale o il compleanno;
  • informazioni politiche, religiose o sulla situazione sentimentale: l’utente può decidere se continuare a condividerle oppure cancellarle;
  • dati personali: gli utenti possono scegliere se far usare al social i dati raccolti dai partner pubblicitari.

Instagram ha invece aggiunto all’interno della propria sezione Privacy e Sicurezza la possibilità per gli utenti di scaricare i propri dati; con un semplice click ora si può ottenere una copia di foto, commenti, contatti, stories archiviati e i mini video. Questa funzione, già disponibile su Facebook, permette quindi di agevolare e velocizzare lo spostamento di informazioni e contenuti da un dispositivo all’altro.

Whatsapp si è mossa invece per tutelare i minori. All’applicazione di messaggistica istantanea più utilizzata al mondo possono ora accedere solo i ragazzi che hanno compiuto 16 anni (mentre prima il limite era di 13 anni). Ma quanti lo sanno? Siamo davvero sicuri che i minori di 16 anni non usino whatsapp?!?

Anche Periscope, il servizio di condivisione video in diretta di twitter, ha alzato il limite di età, in base a quanto stabilisce il nuovo regolamento secondo cui il trattamento dei dati è lecito quando il minore ha almeno 16 anni, se invece è più piccolo è necessario che il consenso al trattamento dei dati sia fornito dal genitore.

App e geolocalizzazione: finora, se non volevamo essere geolocalizzati dovevamo disattivare questa funzione. con la nuova norma, le società che progettano questi sistemi avranno l’obbligo di attenersi al principio inverso: la funzione non si potrà attivare automaticamente, ma solo su richiesta dell’utente.

E voi quanto ne sapete di privacy? Collegatevi al sito www.privacygame.org giocate con i protagonisti della storia e scopritelo! 

 Fonte: Casa del Consumatore